Descrizione
Si è spesso – e impropriamente – sostenuto per bocca di psicologi e sociologi d’oltre Atlantico che le punte emergenti di comportamenti negativi siano da ricercarsi in fasce societarie economicamente e culturalmente interiorizzate e che queste proliferino le proprie miserie e le proprie frustrazioni in zone di immigrazione, ulteriorizzandosi in tal modo le aree di emarginazione. Oltrechè esportare “forza lavoro” si rappresentano dunque quali “portatori endemici” di disadattamento sociale e quindi la premessa all’azione “criminosa”!
La “miseria”, in realtà, non si evince soltanto dall’impossibilità di alimentarsi o dalla mancanza di metri quadrati di abitazione, ma è caratterizzata da tutta una serie di valenze negative estesesi oggi a tutti gli strati sociali, valenze sinonimizzate dalla competitività, dal consumismo, dalla irrefrenabile proiezione verso aree sempre più edonisticamente connotate.
Il tecnicismo di cui si fregia l’attuale società tende a rovesciare l’ordine dei valori umani, mettendo in serio pericolo l’assetto stesso della nostra civiltà. Un tecnicismo che, mentre crea in misura sempre crescente situazioni di vita materialmente più confortevoli, produce di pari passo, nell’individuo, tendenze all’irrazionale soddisfazione di bisogni e desideri indotti e, in taluni casi, socialmente e giuridicamente inaccettabili.
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